Storia del Paracadutismo Militare Italiano

I Pionieri del Paracadutismo Militare Italiano

Il paracadutismo militare italiano cominciò durante la Grande Guerra .
Era ancora pionieristico ed embrionale , ma pieno di fascino .
Nel 1918 tre giovani ufficiali , i tenenti Alessandro Tandura , Pier Arrigo Barnaba e Ferruccio Nicoloso ,vennero paracadutati dietro le linee austriache .
Loro compito era quello di osservare i movimenti del nemico e riferire al Comando Italiano , per mezzo di piccioni viaggiatori .
Fecero il lancio senza aver ricevuto alcun addestramento , tranne il consiglio di tenere le gambe unite e di stringere i denti .
I paracadute erano Calthrop , soprannominati Angel Guardians .
Tandura e Barnaba vennero decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare ; Nicoloso ebbe l’ Ordine Militare di Savoia .
Agli inizi degli anni ’20 , in Italia si cominciò a pensare a una vasta utilizzazione del paracadute .

L’ufficiale pilota , tenente Prospero Freri ,vittima di un incidente aereo che costò la vita al suo motorista , durante il lungo periodo di tempo trascorso in ospedale , studiò la possibilità di adoperare il paracadute come mezzo di salvataggio .
Freri scrisse un volume intitolato : ” Un ordigno di salvezza – Il paracadute -” , edito nella collana i Quaderni della Fiamma Blu , di Saverio Laredo de Mendoza .
Ideò un dispositivo di apertura del paracadute realizzato in collaborazione col suo amico Gennaro Maddaluno .
Chiamarono questo paracadute : ” Aerodiscensore ” .
Effettuarono gli esperimenti all’Arsenale di Napoli , con un aereo S.V.A. biposto .
Per il giorno 8 ottobre 1922 , il Ministero della Guerra indisse una gara tra paracadutisti .
La manifestazione si svolse all’aeroporto di Centocelle e vi parteciparono anche Freri e Maddaluno .
Il regolamento imponeva di centrare un bersaglio di 150 metri di diametro , lanciandosi da un’altezza di 300 metri .
Vinse Maddaluno e guadagnò un premio di tremila lire .
A questa competizione parteciparono valenti paracadutisti , Ereno ,Re , Romaneschi e molti altri .

Nel 1923 il giovane paracadutista Alfredo Ereno , col paracadute tedesco Heinecke , effettuò un lancio a Bergamo , da una quota di 87 metri .
Sempre nel 1923 , la prima donna paracadutista italiana , Alba Russo , si lanciò a Napoli da 400 metri .
Dopo aver sciolto il sodalizio con Maddaluno , Freri si associò a un valente tecnico polacco ,Furmanik .
Idearono e costruirono il nuovo paracadute che chiamarono Salvator , di seta , con un diametro di 7 metri e 30 centimetri , con 24 funicelle di sospensione .
Compirono il primo lancio sperimentale all’aeroporto milanese di Taliedo , lanciandosi da un aereo Aviatik .
Altri esperimenti vennero effettuati a Montecelio e a Centocelle , tutti perfettamente riusciti .

Il Ministero della Guerra nominò una commissione per scegliere un paracadute da assegnare ai piloti .
La presiedette il colonnello pilota Alessandro Guidoni , coadiuvato dal tenente colonnello pilota Giulio Gavotti , famoso pioniere dell’aeronautica nella campagna di Libia del 1911 -1912 .
La commissione scelse il paracadute Salvator .
Nell’ottobre 1924 Freri effettuò un lancio da 700 metri di altezza all’aeroporto di Cinisello , alle porte di Milano .
Il 15 novembre 1925 presentò il suo paracadute a re Vittorio Emanuele III , all’aeroporto di Centocelle .
Nel 1926 Freri e Furmanik fecero costruire una versione avanzata del loro paracadute
denominata Salvator B .
Sue caratteristiche erano l’acquisizione della sacca dorsale portacalotta e un doppio sistema di apertura , una automatica e una manuale , attivata da una maniglia .
Da allora si cominciarono a studiare nuovi sistemi di utilizzo del paracadute .
Quando , ad esempio ,la spedizione al Polo comandata dal generale Nobile dovette essere rifornita , i viveri e i medicinali vennero lanciati col paracadute .
Nel 1927 la Regia Aeronautica organizzò corsi di paracadutismo e li fece dirigere da Freri .

Il primo corso di paracadutismo brevettò 256 allievi , ma , nonostante le insistenze di Freri , non si volle dar vita a una vera e propria scuola di paracadutismo .
Il 6 novembre 1927 , all’ aeroporto di Cinisello Balsamo , nell’ambito di una grande manifestazione aerea , alla presenza di Italo Balbo , vennero lanciati simultaneamente nove paracadutisti .
Tra questi l’allora tenente pilota Giuseppe Baudoin de Gillette , che nel 1939 fu il primo comandante della Regia Scuola di Paracadutismo di Tarquinia .

Castelbenito

La Legge n.220 del 22 febbraio 1937 conferì alla Regia Aeronautica la responsabilità di approntare Scuole di Paracadutismo .
Il 22 marzo 1938 Italo Balbo , governatore della Libia ,il quale aveva da poco tempo costituito presso l’aeroporto di Castelbenito la prima Scuola italiana di paracadutismo tenne a battesimo il battaglione allievi Fanti dell’Aria .
A comandarlo designò il tenente colonnello del genio Goffredo Tonini , Medaglia d’Oro al Valor Militare .

Romagnolo di Rimini , da giovane sottotenente , nel giugno 1923 , aveva condotto con tanto un’azione di guerra a Marsa el Brega , che gli fece meritare la massima decorazione .
L’istruzione lancistica di Tonini venne curata personalmente da Prospero Freri , ora tenente colonnello , chiamato a Tripoli da Balbo .
L’addestramento durò in tutto dieci giorni . Il primo lancio avvenne il 29 marzo , il secondo il 1° aprile 1938 :
Il 16 aprile successivo trecento paracadutisti libici si lanciarono sulla piana di Bir Ganem , vicino Castelbenito .

In maggio fu creato il 2° battaglione fanti dell’aria libico al comando del maggiore Virgilio Corrente .
Il comando del 1° battaglione passò al maggiore Ermete Dondini ; il tenente colonnello Goffredo Tonini ebbe la responsabilità del neocostituito Reggimento Fanti dell’Aria .
In due mesi di attività lancistica si ebbero 23 morti e un centinanio tra feriti e contusi .
Il primo morto libico si chiamava Mohammed Ben Alì Ugasci .

Venne adottata una versione modificata del Salvator , il modello D 39 , che aveva una velatura più ampia e un’inferiore velocità di discesa .
Agli inizi del 1940 in Libia si iniziò il reclutamento di volontari per formare un battaglione nazionale di Fanti dell’Aria , articolato su 5 compagnie .
Lo comandò il maggiore Arturo Calascibetta .
Tra i volontari vi fu anche il mitico Carlo Maria Milani , poi istruttore a Tarquinia , Viterbo e Tradate .
Fu , nel dopoguerra , attivissimo all’A.N.P.D.I. di Milano , di cui divenne Presidente Onorario .

Allo scoppio della seconda guerra mondiale in Libia vi erano 500 paracadutisti di colore e 300 nazionali .
La Scuola venne trasferita a Barce , dove – fino a novembre 1940 – continuò l’attività lancistica .
Dopo la nostra occupazione di Sidi el Barrani i due battaglioni costituirono la riserva operativa speciale della X^ Armata .
Nel gennaio 1941 , inquadrati in quello che fu chiamato Raggruppamento Tonini , vennero impiegati per difendere Derna dalle colonne corazzate del generale inglese O’ Connor .

Si schierarono al bivio Martuba – Meduli – Derna .
Le località di Lamluda , El Fteiah , Uadi el Kup , Borgo Torelli -Villaggio Maddalena – Beda Fomm – videro i paracadutisti italiani e libici battersi con inusitato valore .

La scuola di paracadutismo di Tarquinia

Il Foglio di Disposizioni n.12 del 28 settembre 1939 , costituì la Regia Scuola di Paracadutismo di Tarquinia .
Posta a poca distanza dall’aeroporto ” Amerigo Sostegni ” , di piccole dimensioni , la Scuola divenne in brevissimo tempo un mito .
Il Comando venne affidato al colonnello pilota conte Giuseppe Baudoin de Gillette , bersagliere , paracadutista , legionario fiumano .
Baudoin costituì il Corpo degli Istruttori con i diplomati dell’Accademia Fascista di Educazione Fisica della Farnesina .
Ricordiamo i nomi di alcuni di loro : Martinotti ,Ferretto , Genovesi , Baggioni , Stefani , Pastorboni .
Più tardi , tra il 1941 e il 1942 arrivarono Zagato , Maraldi , Mazzarini , Esposito , Caporiccio .
Il colonnello Baudoin fece ” rapire ” , dalla Oiazza d’Armi di Villa Glori , a Roma , una torre d’ardimento di circa 60 metri .
Chiese ed ottenne tre aerei Caproni Ca.133 e paracadute Salvator D:39 .

Lo Stato Maggiore della Scuola era composto dal tenente colonnello di fanteria Augusto Saltalamacchia ; dal tenente colonnello del Genio Alberto Bettica ; dal maggiore dei bersaglieri Giovanni Verando , capo dell’ufficio addestramento .
Il 26 luglio 1940 iniziarono i lanci , ma quattro morti funestarono quella giornata .
L’attività lancistica venne sospesa e il Salvator D.39 radiato perchè inidoneo .
Il 60 % dei candidati allievi paracadutisti fu scartato .
Un nuovo paracadute , l’IF / 41 / S.P. ( imbracatura per fanteria 1941 Scuola di Paracadutismo ) venne adottato , dopo il collaudo effettuato dal capitano Leonida Turrini , dal colonnello Baudoin e dal tenente istruttore Ruggero Martinotti .
Questo nuovo paracadute era molto simile allo R.Z.16 tedesco ( Ruckepackung zwangauslosung ) , con una velocità di discesa di 5,5 metri al secondo .

Dal dicembre 1940 l’attività lancistica riprese a pieno ritmo .
Vennero formati : il 1° battaglione carabinieri poaracadutisti , al comando del tenente colonnello Bruto Bixio Bersanetti ; il 2° battaglione paracadutisti al comando del tenente colonnello Camillo Benzi ; il 3° battaglione paracadutisti al comando del principe , maggiore Valerio Pignatelli della Torre di Cerchiara .
Il tenente di vascello Giulio Cesare Conti fu chiamato a comandare un reparto di marò paracadutisti , i futuri N.P. , nuotatori -paracadutisti .
Una compagnia paracadutisti di ex prigionieri di guerra indiani venne inquadrata dal tenente Danilo Pastorboni .
Frattanto il maggiore Edoardo Alessi subentrò al tenente colonnello Bersanetti al comando del 1° battaglione carabinieri paracadutisti .
Il 2° battaglione paracadutisti venne posto al comando del maggiore di cavalleria Mario Zanninovich .
Il 3° dal maggiore Guido Lusena .
Il 1° , 2° e 3° battaglione , cui si aggiunse il 4° del maggiore Alberto Bechi – Luserna , formarono il 1° reggimento fanteria paracadutisti , comandato dal colonnello degli alpini Riccardo Bignami .

Il 30 aprile 1941 due compagnie del II° battaglione del maggiore Zanninovich venne aviolanciato su Cefalonia :
Direttore di lancio era il maggiore Giovanni Verando , il bersagliere che comandava il reparto addestramento .
In un secondo tempo , a bordo di caicchi greci , i paracadutisti occuparono anche Zante e Itaca .
Nel luglio 1941 il 1° battaglione carabinieri paracadutisti , comandato dal maggiore Edoardo Alessi , venne inviato in Africa Settentrionale .
Era articolato su tre compagnie .
La 1^ comandata dal tenente Gennaro Piccinni Leopardi , la 2^ dal tenente Giuseppe Casini , la 3^ dal tenente Osmano Bonapace .
In Libia il battaglione fu messo a disposizione del Corpo d’Armata Motocorazzato del generale Gastone Gambara .
Quando , il 18 novembre 1941 , gli inglesi scatenarono l’Operazione Crusader i paracadutisti parteciparono agli scontri .
Il 18 dicembre 1941 , ai carabinieri paracadutisti venne affidato l’incarico di difendere il bivio di Eluet el Asel , a sud del villaggio Giovanni Berta , per garantire la ritirata della divisione corazzata Ariete .
La sera stessa avvenne il contatto col nemico .
Dopo giorni di aspri combattimenti , isuperstiti del battaglione , non più di un centinaio , riuscirono a porsi in salvo .
Il 14 giugno 1964 , la Bandiera dell’Arma dei Carabinieri venne decorata con medaglia d’argento al valor militare per il valore dimostrato a Eluet el Asel .

” Battaglione Carabinieri Paracadutisti ,avuto il delicato compito di proteggere unità in movimento su nuove posizioni , sosteneva per un’intera giornata ripetuti attacchi di soverchianti forze corazzate nemiche , appoggiate da fanteria ed artiglieria .
Nell’impari , cruenta lotta , svolta con estremo ardimento , riusciva a contenere l’impeto dell’avversario al quale distruggeva , con aspra azione ravvicinata , numerosi mezzi blindati e corazzati .
Sganciatosi dal nemico con ardita manovra notturna , trovata sbarrata la via di ripiegamento da munite posizioni avversarie , si lanciava eroicamente all’attacco e , dopo violenta epica mischia , in cui subiva ingenti perdite , si apriva un varco , ricongiungendosi alle proprie forze ” .

Fra l’estate del 1941 e la primavera 1942 nacque il 2° reggimento paracadutisti , comandato dal colonnello Pietro Tantillo coi seguenti battaglioni : V° , comamdato dal maggiore Giuseppe Izzo , VI° dal maggiore Giovanni Taffiorelli , VII° dal tenente colonnello Marescotti Ruspoli di Poggio Suasa , IX° dal maggiore Aurelio Rossi , X° dal capitano Luigi Caforio .
Il reggimento di artiglieria paracadutista , con cannoni da 47/32 , era comandato dal colonnello Ernesto Boffa .
L’VIII° battaglione guastatori paracadutisti dal maggiore Giulio Burzi .
Nell’aprile 1942 arrivò a Tarquinia un altro personaggio chiave nella storia della ” Folgore ” , il generale di divisione Enrico Frattini .
Offertosi volontario per comandare la costituenda divisione paracadutisti , giunse a 51 anni suonati , in un ambiente di giovani e giovanissimi .Tranne , naturalmente , gli ufficiali superiori e qualche ufficiale di complemento richiamato .
Fece le stesse cose degli altri allievi paracadutisti . Conseguì il brevetto lanciandosi con dei sovraocchiali di gomma che proteggevano le sue lenti da miope , e condivise la giornata addestrativa degli altri soldati .

Dietro un’apparenza bonaria e sorridente si celava un carattere di ferro .
Come scrisse anni dopo un validissimo giornalista : ” Egli creò il mito della Folgore ”
Nel deserto africano , nei giorni cruenti ed esaltanti di El Alamein ordinò : ” Resistere , resistere a tutti i costi “.
Il valore del suo stile di comando é espresso a chiare lettere nella motivazione dell’Ordine Militare d’Italia conferitogli .
” Comandante della divisione paracadutisti Folgore impiegata in normali operazioni terrestri , la guidava con rara competenza in operazioni offensive . In fase successiva , nella tenacissima difesa di posizioni aspramente contese , contro un avversario enormemente superiore per uomini e per mezzi , esaltava col suo esempio lo spirito combattivo delle sue truppe meravigliose e protraeva la resistenza fino all’estremo , imponendosi all’ammirazione ed al rispetto dello stesso nemico .
Scriveva così , con la divisione al suo comando , una delle pagine più fulgide di valore per l’Esercito Italiano “

Africa Settentrionale – El Alamein
Agosto – Novembre 1942

Fu creata quindi la 185^ Divisione Paracadutisti ” Folgore ” , che assunse come reparti dipendenti il 185° reggimento artiglieria paracadutista , comandato dal colonnello Ernesto Boffa ; il 186° reggimento fanteria paracadutista , colonnello Pietro Tantillo ,187° reggimento fanteria paracadutista ,colonnello Luigi Camosso .
La Divisione venne inviata in Puglia , a Ceglie Messapico e a Ostuni , in vista dell’occupazione di Malta , l’Operazione C3.
Venne creato , a Tarquinia il X° reggimento arditi paracadutisti , alle dirette dipendenze dello Stato Maggiore del Regio Esercito.
Nacque il battaglione A.D.R,A. – Arditi Distruttori Regia Aeronautica , comandato dal tenente colonnello pilota Edvino Dalmas .
Durante il 1942 il colonnello Baudoin venne – per punizione – mandato a comandare la Zona Aerea della Corsica , reo di avere difeso con troppa lealtà i suoi paracadutisti A sostituirlo arrivò il colonnello pilota Luigi Gori – Savellini .
Sempre nel 1942 si inaugurò la Scuola di Paracadutismo di Viterbo , comandata dal colonnello pilota Renato di Jorio .
Dal 185° reggimento paracadutisti nascerà la Divisione Paracadutisti Nembo .
Nello stesso periodo venne costituito anche il Battaglione Allievi Paracadutisti della G.I.L. – Gioventù Italiana del Littorio , comandato dal tenente colonnello Vito Marcianò prima , e poi dal capitano Pio Carlo Bovone .

La “Folgore” in africa settentrionale: EL ALAMEIN

La Folgore dipendeva direttamente dallo Stato Maggiore del Regio Esercito , ed era una grande unità di impiego strategico .
Venne gettata nella fornace africana come semplice fanteria , per punirla del suo entusiasmo , della determinazione dei paracadutisti nel voler vincere la guerra .
Metà della Divisione venne fatta partire in aereo da Galatina , nelle Puglie , per gli aeroporti di Derna e Tobruk . L’altra metà , per sfiancarla meglio ,venne trasferita in treno dalla Puglia ad Atene , con un viaggio che durò due settimane .
Poi dalla Grecia all’Africa in aereo .
All’arrivo in Africa Settentrionale venne data frettolosamente alla Folgore la denominazione di Cacciatori d’Africa . Venne privata dei paracadute che furono accatastati nei magazzini di Derna .
Difettava di servizi divisionali , tranne qualche avanzo datole dalla distrutta Divisione Sabratha .
Non c’erano borracce sufficienti per tutti i paracadutisti .
Non aveva artiglierie pesanti , automezzi e quanto poteva servire per vivere e combattere nel deserto .
I tre reggimenti non ebbero le bandiere , proprio come accadde al Reggimento Giovani Fascisti .
Da Tobruk e Derna i paracadutisti vennero avviati in territorio egiziano , lungo la via Balbia , alla base logistica di El Dabah .
La Folgore venne messa a presidiare un fronte di circa 15 km. a sorveglianza della Depressione di El Qattara .
Questo avvallamento desolato si diparte dall’Oasi di Siwa e si dirige verso il Delta del Nilo , a 50 metri e più sotto il livello del mare .
Il II° e il IV° battaglione furono dislocati a guardia del Pass of Cars e del Camel Pass
Il VI° battaglione era nei pressi di El Taqa ; il V° a Bab el Qattara .
Il IX° e il X° erano tra Deir el Qattara e Qaret el Abd .
Il Raggruppamento Ruspoli – VII° e VIII° battaglione -, comandato dal tenente colonnello Marescotti Ruspoli di Poggio Suasa ,a Deir Umm el Khawawir .
Completato lo schieramento , ogni reparto iniziò una rigorosa azione di pattuglie in territorio nemico .
Era tanto il loro entusiasmo che Rommel , in visita al IV° battaglione disse al comandante , tenente colonnello Alberto Bechi Luserna : ” Con gente simile si va in capo al mondo , occorrerà frenarli anziché spingerli in battaglia “.
Si combatté tutto l’agosto 1942 , con attività di pattuglie nella ” no man’s land ” , oltre il Passo del Carro e del Cammello .

Dal Passo del Carro si può vedere tutta la Depressione , immane e mefitico crepaccio .
Per verificare la consistenza dell’estrema ala sinistra dello schieramento inglese venne deciso di mandare verso oriente una pattuglia di paracadutisti .
Vennero scelti sei uomini al comando di un fortissimo marciatore , il sergente Lieber . In tre giorni percorsero circa 80 chilometri , con 60 gradi all’ombra .
I tre paracadutisti più validi tornarono portando a spalla i commilitoni sfiniti .
Lieber fece il suo rapporto segnalando che a soli 6 chilometri dalle nostre linee era accampato un reparto di degaullisti .
Per esplorare il sud della Depressione fu formata una pattuglia guidata da un vecchio africano , il maresciallo di cavalleria Carta , decorato e promosso al grado superiore per l’ottimo e coraggioso comportamento nelle campagne del Fezzan e di Etiopia .
Carta , chiamato dai suoi uomini , con affetto , signor maresciallo , si diresse verso sud .
Man mano che scendevano nella Depressione , un’afa insopportabile toglieva il respiro .
Tornò e riferì che il nemico da sud non avrebbe potuto passare .
Verso fine agosto il comando italo – tedesco decise di sferrare un grande attacco , per accerchiare , con una manovra a tenaglia , gli inglesi trincerati a El Alamein , e sgominarli .
Questa azione militare venne chiamata in vario modo dai combattenti dei due eserciti Operazione Caballo ; Corsa dei Sei Giorni ; Battaglia di Santa Rosa ; Battaglia di Alam el Halfa .
La Folgore mosse nella notte del 29 agosto .
Il IX° battaglione del maggiore Aurelio Rossi e il X° del maggiore Amleto Carugno conquistarono Quota 101 di Deir Alinda .
Al momento dell’assalto , nel rombo sordo della battaglia , si udì il suono di una tromba . Il maggiore Rossi aveva ordinato al suo trombettiere , Scotti , di suonare la carica .
Rossi aveva allora 44 anni .
A 20 , da giovane tenente , ufficiale degli arditi sul Piave , fu tre volte ferito e tre volte decorato al valore .
Volontario nella guerra d’Abissinia aveva guadagnato due medaglie al valor militare .
Il generale Frattini disse al colonnello Camosso , comandante del 187° reggimento , da cui dipendeva il battaglione di Rossi , di frenarne l’impeto .
Il maggiore Rossi cadde da eroe , meritandosi la medaglia d’oro al valor militare , con la seguente motivazione :

 

Aurelio Rossi
Maggiore di complemento
187° Reggimento Fanteria Paracadutista ” Folgore ”
Nato a Roma il 15 gennaio 1898

“Ufficiale di complemento , quattro volte ferito , mutilato di guerra , già cinque volte decorato al valor militare , accorreva volontario fra i paracadutisti affascinato dal miraggio di potersi meglio offrire all’audacia e al rischio .
Distintosi in numerosi combattimenti per capacità , coraggio e sprezzo del pericolo , sosteneva , in critica situazione , un violento attacco di reparti corazzati stroncandolo e infliggendo all’avversario gravi perdite di uomini e mezzi .
Posto quindi a presidio di una posizione divenuta l’obiettivo centrale dell’offesa avversaria , resisteva con tenace fermezza , sempre presente fra i suoi uomini nei punti più esposti , a violentissimi reiterati attacchi che rintuzzava con audaci contrattacchi . Ferito gravemente rifiutava di lasciare il comando del battaglione e , indomito persisteva nella cruenta impari lotta .
Colpito mortalmente pronunciava fiere parole animatrici per i suoi soldati e immolava con sublime eroismo la sua vita educata al più puro amore di Patria ed alla sacra religione del dovere ” .

A.S. 20 agosto – 3 settembre 1942

I personaggi della Folgore che descriveremo di seguito guadagnarono tutti la Medaglia d’Oro al Valor Militare .
Nella stessa notte cadde il sottotenente paracadutista Giovanni Stassi , di Tunisi , indomito cacciatore di carri . Morì gridando :” Viva l’Italia ” .
Il comandante del X° battaglione , maggiore Amleto Carugno , cadde alla testa dei suoi uomini . Gli succedette al comando il capitano Fabio Rugiadi , il quale , benché fosse rimasto tre volte ferito durante i combattimenti , rifiutò ogni soccorso , tranne una sommaria medicazione .
Si trascinò sui gomiti e sulle ginocchia fino alla linea del fuoco .Una granata gli maciullò il braccio sinistro , che gli venne amputato all’ospedaletto da campo . Morì per la gravità delle ferite riportate .
Clinio Misserville , guastatore della 185^ Compagnia Minatori Paracadutisti , si era sempre offerto volontario per le azioni più rischiose .
Durante la battaglia d’agosto , la colonna di cui faceva parte si arrestò per la presenza di un campo minato .
Una mina di insolite proporzioni sbarrava la strada .
Misserville si offrì di disinnescarla , ma gli esplose fra le mani .
Il suo corpo fu lacerato da sessanta schegge , le mani maciullate , le orbite vuote .
Soccorso dal suo comandante , in un soffio mormorò :” Signor tenente si può passare non c’é più pericolo “.
Dopo la battaglia di fine agosto la Folgore consolidò le posizioni conquistate .
Sulla Pista Whisky , dove convergono le Depressioni di Deir Alinda e del Munassib , si era da poco sistemato il II° battaglione del maggiore Mario Zanninovich .
I paracadutisti del Kampfgruppe Hubner , del maggiore Hubner , che occupavano una posizione vicina , fecero sapere che mandavano fuori una pattuglia .
Zanninovich fece uscire due suoi paracadutisti , perché , con i tedeschi , potessero abituarsi al terreno .
La pattuglia tedesca era composta da un sottotenente , da un sergente e da sei paracadutisti .
Nell’oscurità il sottotenente saltò su una mina . Il sergente decise di rientrare e di lasciare l’ufficiale sul posto . A suo giudizio il sottotenente non poteva essere trasportato perché si sarebbe messa a repentaglio la vita degli altri .
Ritornarono alle nostre linee , ma , dopo aver salutato i tedeschi , i nostri due paracadutisti tornarono a recuperare il corpo dell’ufficiale .
Lo trovarono semidissanguato , ma vivo e lo riportarono al suo reparto .
Interrogati sul perché fossero tornati indietro , risposero :”Noi siamo abituati a fare così ” .
Tornarono alla loro buca , ma dopo poco tempo vennero svegliati perché il maggiore Hubner li voleva al suo posto comando .
Lì giunti trovarono il generale Ramcke , che li decorò con la Croce di Ferro .
A metà ottobre 1942 , il 31° battaglione guastatori del genio del maggiore Paolo Caccia Dominioni di Sillavengo , passò dal XXI° al X° Corpo d’Armata, dove ritrovò i vecchi camerati della Folgore .
In quegli stessi giorni fu ucciso da una scheggia di 88 , il capitano Guido Visconti di Modrone , comandante dell’11^ compagnia , IV° battaglione , 187 ° reggimento paracadutisti .
Appena fu colpito gridò :” Viva il Re ” .
Alcuni giorni prima di morire , disse ai suoi ufficiali : ” Vorrei , se colpito , avere la forza di gridare per l’ultima volta Viva il Re . Come quel giovane luogotenente della battaglia di San Martino , che dando di sprone contro gli ussari , colpito , ebbe il tempo e la forza di gridare :” Evviva Savoia ” .
Durante una riunione di generali italiani e tedeschi , il comandante dell’Armata Corazzata Italo – Tedesca , generale Stumme , che sostituiva Rommel rientrato in Germania perché ammalato , ordinò di intensificare le pattuglie offensive .
Disse all’incirca :” Segnalo il tipo perfetto di pattuglia , che consiglio a tutte le unità tedesche e italiane . E’ quello praticato dalla Folgore . Le altre divisioni si documentino .
Elogio vivamente i paracadutisti italiani per il loro mordente .
Sul fronte sud , quello della Folgore , alle 20.45 del 23 ottobre 1942 si scatenò un bombardamento violentissimo .
La Folgore schierava , da nord a sud , il 187° reggimento , al comando interinale del tenente colonnello Alberto Bechi Luserna , che sostituiva il colonnello Luigi Camosso , ferito .
Al 187° appartenevano i vecchi battaaglioni , con qualche cambiamento nei comandanti .
Il II° era sempre comandato dal maggiore Mario Zanninovich ; il IV° era ora comandato dal capitano Felice Valletti-Borgnini ; il IX° ( che aveva assorbito i superstiti del X° ) , dal capitano Pasquale Chieppa .
Il Raggruppamento Ruspoli , comandato dal tenente colonnello principe Marescotti Ruspoli di Poggio Suasa ,comprendeva il VII° battaglione del capitano Carlo Mautino de Servat e l’VIII° del maggiore Giulio Burzi .
Seguiva il 186° reggimento comandato dal colonnello Pietro Tantillo , col V° battaglione del maggiore Giuseppe Izzo e il VI° del maggiore Gian Maria Bergonzi .
Dal tratto di fronte tenuto dalla Folgore il nemico non riuscì a passare .

Fu vinto dalla tenacia , dal coraggio e dall’eroismo dei Folgorini .
Gli episodi di eroismo furono numerosi .
Citiamo solo alcuni che ricevettero la meritatissima Medaglia d’Oro al Valor Militare
Il sergente maggiore Dario Pirlone del 185° reggimento artiglieria Folgore , prima di morire gridò al nemico :” Vivo non mi avrete “.
Aveva avuto le gambe maciullate ; attorno a lui giacevano i serventi del suo 47/32 distrutto . Si erano difesi con i pugnali , poi la fine .
Il tenente Marco Gola , il 23 ottobre si trovava ricoverato in ospedale per una malattia contratta a causa dei disagi della vita del deserto .
Fuggì dall’ospedale per tornare ai suoi mortaisti , che diresse sotto il tiro di un nemico nettamente superiore per quantità di mezzi .
Delineatosi il contrattacco dei nostri paracadutisti , riuniva i serventi dei mortai e si scagliava contro il nemico avanzante .
Ferito due volte continuava a combattere , ferito a morte una terza volta , rifiutava ogni soccorso ed incitava ancora i suoi paracadutisti al combattimento .
Prossimo alla fine si disse fiero del suo battaglione .
Il caporalmaggiore Dario Ponzecchi , del II° battaglione , era di vedetta oltre un campo minato per vigilare che il nemico non potesse infiltrarsi con l’aiuto del buio e dei nebbiogeni .
Avvolto dal fumo dei nebbiogeni , cadde in una imboscata . Si difese col pugnale invitando ad alta voce i suoi camerati di una posizione retrostante a sparare nella zona dove lui si trovava , per evitare che il nemico rimuovesse le mine .
Venne ritrovato con un lembo di divisa inglese tra i denti .
Il tenente Ferruccio Brandi , del II° battaglione , ventiduenne di Trieste , che nei primi anni ’70 comandò la Brigata Folgore , e che negli anni 80 – 90 fu a capo dell’Onorcaduti , disse ai suoi paracadutisti che la posizione loro affidata doveva essere difesa ad ogni costo .
Esaurite le munizioni anticarro , si lanciò contro i carri nemici con una bottiglia incendiaria e ne distrusse uno . Venne colpito da una raffica di mitragliatrice che gli staccava la mandibola . Incurante del dolore , con la mandibola penzolante , a gesti , per ore e ore continuò a dirigere i suoi uomini .
I suoi paracadutisti , ammirati e orgogliosi dissero al comandante del battaglione Mario Zanninovich : ” Signor maggiore , vogliamo la medaglia d’oro per il tenente “.
Il sergente Nicola Pistillo , con la sua squadra resistette per oltre ventiquattr’ore nella sua postazione , quantunque l’attacco nemico fosse particolarmente violento .
Accortosi che un centro di fuoco posto di fianco al suo stava per essere sopraffatto ruppe l’assedio del nemico all’arma bianca e a colpi di bottiglie anticarro .
Trovato morto l’ufficiale comandante andò al contrassalto con i pochi superstiti , benché fosse rimasto ferito .
Nuovamente colpito rimase al suo posto ; rifiutò di arrendersi gridando ai suoi uomini : ” La Folgore muore ma non si arrende “.
Gerardo Lustrissimi del VII° battaglione , dopo ventiquattr’ore di assalti nemici finì il liquido del suo lanciafiamme .

Ferito , si difese , ma fu catturato semisvenuto . Appena rinvenne incitò un gruppo di commilitoni anch’essi catturati , e dopo un furioso corpo a corpo si liberarono .
Riprese il suo posto di combattimento e fu nuovamente ferito . Finì le munizioni e , visti i carri nemici irrompere , dissotterrò una mina e la lanciò a tre metri di distanza sotto un carro armato .
Morì investito dalla vampata e dalle schegge .

Leandro Franchi del VII° battaglione , fu nel 1987 , 1988 , 1989 , nostro Presidente Nazionale.
Morì a Roma per una banale caduta dalla bicicletta .
Sul fronte africano fu uno dei più coraggiosi e spericolati combattenti .
Volontario sempre , con gli inseparabili commilitoni Pistillo e Lustrissimi partecipò a molte azioni di pattuglie .
Dopo essere rimasto gravemente ferito , fu degente per quasi due anni all’ospedale militare del Celio , riacquistando poi parzialmente la forma e la funzionalità degli arti offesi .
Emblematico e significativo é trascrivere integralmente la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare che meritò .
” Volontario di guerra , in numerose azioni rischiose era sempre di esempio e di incitamento ai propri commilitoni di squadra .
Durante un attacco avversario compiuto con poderosi mezzi corazzati , sopraffatto il suo reparto , rimaneva ferito in diverse parti del corpo e cadeva prigioniero .
Nonostante la menomazione fisica riusciva , dopo cruenta lotta con sentinelle attaccanti , a liberare diversi camerati catturati e , dopo inauditi sforzi , a raggiungere le nostre linee con un ufficiale gravemente ferito portato sulle spalle ed un altro , rimasto cieco , guidato per mano .
Nuovamente catturato durante violento combattimento , tentava ancora di fuggire ma veniva gravemente ferito .
Ripreso conoscenza , s’impossessava di una rivoltella di un caduto e impegnatosi in epico corpo a corpo , riusciva , all’estremo delle sue forze , a rientrare al suo reparto .
Paralizzato degli arti destri , quasi cieco , resterà nel tempo , mirabile esempio di nobile altruismo e spiccato valore personale ”
Africa Settentrionale – novembre 1942-
Leandro Franchi fu protagonista , nel 1982 , di una coraggiosa presa di posizione nei confronti di un giornalista inglese , che nel Sunday Times ,scrisse poco dopo la battaglia delle Falkland , che gli argentini erano stati vinti perchè erano dei vigliacchi imparentati con gli italiani .
Questo giornalista riferì inoltre , che tale giudizio non era suo personale ,ma di un membro del governo .
Franchi , a fine maggio 1982 , scrisse all’allora primo ministro britannico Margaret Thatcher: ” Ho appreso tramite stampa gratuite offensive affermazioni a carico soldato italiano formulata da membro anonimo codesto onorevole governo alt.
Impossibilitato comunicare direttamente , prego informare autore ignobile diffamazione che sue affermazioni sono chiara espressione vigliaccheria , inammissibile in un gentiluomo altresì investito pubblica funzione perché espressa nella presunzione dell’immunità grantita da anonimato alt .
Prego cortesia Vostra Eccellenza trasmettere presente telegramma at interessato che invito ad uscire dall’anonimato et at immediata ritrattazione dandone comunicazione stesso mezzo , confermando , in mancanza sua , inqualificabile vigliaccheria e restando a sua disposizione alt .

Voglia Vostra Eccellenza accettare miei deferenti ossequi ” .
Firmato Leandro Franchi
Medaglia d’Oro al Valor Militare

Poiché il tempo passava e nessuno si faceva vivo , Franchi nominò padrini due amici i paracadutisti Jovine e Umberto Bruzzese , ( che fu il primo direttore di Folgore ) , perché portassero il cartello di sfida al giornalista inglese .
Il 5 giugno 1982 l’ambasciata inglese di Roma affermò che nessun ministro britannico aveva pronunciato le frasi incriminate .
Ma Franchi scrisse di nuovo al giornalista inglese ” che confermava di considerarlo un vigliacco , un mascalzone e un pennivendolo da strapazzo ” .

Scrisse uno storico nel dopoguerra : ” Il sacrificio della Folgore fu alto! Quanti ufficiali caddero da fine agosto a fine ottobre in quel deserto egiziano !”
Aurelio Rossi , Amleto Carugno , Ferdinando Macchiato , Vincenzo Patella , Gian Maria Bergonzi , Marco Gola , Francesco Vagliasindi della Torre di Randaccio ( il quale , pochi istanti prima di morire volle che il cappellano gli portasse una bandiera , per vedere come ultima cosa , l’insegna della Patria ) .
Morirono da eroi i due fratelli Ruspoli , Marescotti e Costantino Ruspoli di Poggio Suasa .
Il primo , ferito due volte e ammalato , rifiutava di lasciare il comando del reparto .
Rimase calmo e impassibile sotto i bombardamenti dell’artiglieria nemica .
Presente ove maggiormente infuriava la lotta , era l’anima della resistenza contro truppe soverchianti .
” Colpito a morte , chiudeva eroicamente una esistenza di intrepido soldato e di fierissimo comandante , tutta dedicata alla grandezza della Patria ” .
Il capitano Costantino Ruspoli , ammalato , difese tenacemente il suo caposaldo .
La sua postazione venne accerchiata , e il reparto si ridusse al comandante e a soli otto paracadutisti .
Mentre i carri armati spazzavano i trinceramenti , il nemico ingiungeva di arrendersi.
Folgore , gridavano per tutta risposta Costantino Ruspoli e i suoi soldati . ” Cadeva nel contrassalto colpito al petto da una raffica di mitragliatrice e trovava ancora la forza di gridare ai suoi uomini ” evviva l’Italia ” .

I suoi resti furono ritrovati nel 1950 da Paolo Caccia Dominioni e da Luigi Romersa , su indicazioni scritte dal caporalmaggiore Franza , portaordini di Ruspoli e dal tenente Vittorio Bonetti .
Alle ore 02.00 del 3 novembre 1942 , la Folgore ricevette l’ordine di ripiegamento sulle posizioni di Gebel Khalak e Qaret el Kadim.
Alle ore 14.00 del 4 novembre le artiglierie inglesi sospesero il tiro , e loro autoblindo munite di altoparlanti offrirono l’onore delle armi in caso di resa .
La risposta dei paracadutisti fu una sola : ” FOLGORE ” .
Le autoblindo si allontanarono .
Il ripiegamento riprese benché molti folgorini fossero scalzi , febbricitanti ,feriti , laceri .
I pezzi da 47/32 erano trainati a braccia .
All’alba del 6 novembre , a Deir el Serir , il IV° battaglione venne annientato .
Ale 14.00 il colonnello Luigi Camosso ordinò di distruggere le armi , sollevando violente proteste dei paracadutisti .
Non venne issata nessuna bandiera bianca .
Il capitano Mautino presentò la forza al maggiore Zanninovich , che fece lo stesso col colonnello Camosso :” Ufficiali 32, truppa 272 ” .
Il nemico presentò le armi ai superstiti . Erano le ore 14.35 del 6 novembre 1942 .
La Folgore entrava nella leggenda .

Ventuno anni più tardi , il 4 novembre 1963 , per l’esattezza , il Presidente della Repubblica Antonio Segni appuntò le tre Medaglie d’Oro al Valor Militare alle bandiere dei tre reggimenti paracadutisti di El Alamein , il 185°, il 186° e il 187°.
La motivazione era la seguente :
” Reggimento paracadutisti della gloriosa divisione Folgore in unione alle aliquote divisionali ad esso assegnate , per tre mesi , senza soste , si prodigò valorosamente in numerose azioni offensive e difensive , stroncando sempre l’impetuosa avanzata del nemico enormemente superiore per numero e per mezzi .
Nell’epica battaglia di El Alamein , stremato per le perdite subite , cessato ogni rifornimento di acqua , viveri e munizioni , con la fede che solo il più sublime amor di Patria può generare , respingeva sdegnosamente , al grido di Folgore ripetuti inviti alla resa , dimostrando in tal modo che la superiorità dei mezzi poteva soverchiare i paracadutisti d’Italia , piegarli mai .
Attraverso innumerevoli episodi d’eroismo collettivi ed individuali ,protraeva la resistenza fino al totale esaurimento di ogni mezzo di lotta imponendosi al rispetto ed all’ammirazione dello stesso nemico scrivendo così una delle pagine più fulgide di valore per l’Esercito Italiano ” .
Africa Settentrionale 22 luglio – 12 ottobre 1942
Battaglia di El Alamein 23 ottobre – 6 novembre 1942

La “Folgore” in Tunisia: TAKROUNA

Il 285° Battaglione Paracadutisti ” Folgore ”
I superstiti della Folgore vennero radunati il 7 dicembre 1942 , a Breviglieri , al Centro di Istruzione di Fanteria della Libia .
Il reparto di formazione , denominato 285° battaglione paracadutisti ” Folgore ” , venne posto al comando del capitano Carlo Lombardini , già comandante della 20^ compagnia del VII° battaglione .
Questo grande soldato scrisse dopo la guerra : ” Sulla campagna di Russia sono stati scritti volumi e volumi , sulla campagna in Africa Settentrionale solo qualche volume e non sempre veritiero .
Ufficiali portano sulle divise la placca della Campagna di Russia , la medaglia commemorativa per l’Africa Settentrionale , invece , fu abolita nel 1946 dal ministro della Difesa .
A coloro che non si piegarono alle lusinghe russe diedero la Medaglia d’Oro al Valor Militare ; a quelli che fecero la stessa cosa con gli Alleati , sanzioni disciplinari ” .
Il 285° si articolava su cinque compagnie :
107^ – Compagnia Comando – agli ordini del capitano Riccardo Caroli ,già comandante la 5^ compagnia del II° battaglione .
108^ -tenente Rolando Giampaolo , già comandante della 28^ compagnia del X° , poi IX° battaglione .
109^ – tenente Lodovico Artusi ,uno dei volontari nel battaglione Curtatone e Montanara nel 1935 – 1936 ,che aveva comandato la 26^ compagnia del IX° battaglione Folgore .
110^ tenente Vittorio Raffaelli
11^ tenente Enrico Bosco Corradini , che aveva comandato la 3^ batteria – 2° Gruppo – 185° Reggimento Artiglieria ” Folgore ” .
Il 285° si schierò a Buerat a difesa della Via Balbia .
Dopo una sosta a Tavorga, il battaglione venne inviato a nord di Kussabat , sbarrando le piste provenienti da Beni Ulid .
Mentre si trovava ad Ain Zara , il battaglione ricevette l’ordine , il 22 gennaio 1943 , di schierarsi a sud dell’aeroporto di Castelbenito .

Si doveva resistere ad oltranza , per permettere alle divisioni italiane e tedesche di ripiegare lungo la litoranea .
Col Folgore vi era anche un battaglione di paracadutisti tedeschi .
Il 23 gennaio si scontrò col nemico .
La stessa sera , dopo la caduta di Tripoli , ricevette l’ordine di prendere posizione a sud del castello di Zuara .
Dopo un nuovo ripiegamento il battaglione raggiunse la linea fortificata del Mareth , in Tunisia .
Il 28 febbraio 1943 il feldmaresciallo Rommel stabilì di scagliare un’offensiva contro il nemico , che denominò Azione Capri .
Scopo dell’operazione era l’annientamento delle truppe nemiche che stavano posizionandosi tra il Mareth e Medenine .
Si iniziò alle ore 06.00 del 6 marzo 1943 , ma non si raggiunse il risultato sperato . Il giorno successivo il comando della 1^ Armata ordinava di rientrare alle posizioni di partenza .
Sulla linea del Mareth si distinse il sottotenente paracadutista Cesare Cristoforetti , che guadagnò la Medaglia d’Argento al Valor Militare alla memoria , con questa motivazione :” Comandante di plotone paracadutisti a protezione di un nucleo di genieri d’arresto che di notte stavano costruendo un campo minato , mortalmente colpito da numerose schegge di granata che gli amputavano completamente le gambe e lo ferivano in tutto il corpo dava prova di grande serenità . Mentre veniva trasportato al posto di medi-cazione , conscio del grave stato in cui si trovava , incitava i portaferiti a compiere sempre il loro dovere e a testimoniare ai suoi genitori che moriva serenamente dopo aver dato tutto alla Patria : Negli ultimi istanti di vita trovava ancora la forza di intonare l’inno dei paracadutisti italiani ” .
Mareth – ( Tunisia ) , 14 marzo 1943

La notte del 23 marzo truppe scozzesi espugnarono alcuni nostri avamposti a El Harran .
Il 23 marzo stesso , il comandante del 66° reggimento di fanteria , di cui il Folgore costituiva il III° battaglione , ordinava il contrattacco alla compagnia che fungeva da caposaldo arretrato del battaglione , cioé quella del tenente Lodovico Artusi , la 109^ .
Ricevuti gli ordini dal comandante , Artusi disse :” Vinco o non torno ! ”
Divise il reparto in due gruppi e si lanciò all’assalto gridando ” Folgore ” , alla testa dei suoi uomini .
Molti furono i feriti e gli uccisi .
Rimase gravemente ferito ed accecato lo stesso tenente Artusi , che , soccorso dai suoi uomini ebbe ancora la forza di dire : ” Abbiamo vinto . Folgore . Viva l’Italia ” .
Per il suo valore gli venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione :
” Comandante di una compagnia inviata in rinforzo ad un battaglione per rioccupare una posizione raggiunta dall’avversario , impavido , alla testa dei suoi uomini , sotto intenso fuoco li trascinava in un travolgente vittorioso contrassalto che permetteva di rioccupare di slancio la posizione perduta . Rimasto gravemente ferito alla testa , rifiutava ogni soccorso ed additando ai suoi uomini le posizioni avversarie , gridava con le forze residue ” Folgore , abbiamo vinto . Viva l’Italia ” .
A.S. 24 Marzo 1943
Il 30 marzo il ” Folgore ” si schierò di nuovo sulla linea dell’Uadi Akarit .
Il 6 aprile gli inglesi sferrarono contro le forze dell’Asse , un forte attacco .
La notte del 6 aprile si dovette arretrare verso Enfidaville .
Il battaglione era ridotto a circa 200 uomini , ripartiti tra la 108^ compagnia del tenente Rolando Giampaolo e la 112^ del tenente Orciuolo

All’Uadi Akarit era rifulso il valore del tenente Giampaolo .
Questo eccezionale ufficiale che aveva combattuto nel 51° reggimento fanteria sul fronte occidentale , in Albania , Montenegro e Grecia , si arruolò volontario nei paracadutisti , e il 21 aprile 1942 conseguì il brevetto .
Quando la divisione Folgore venne inviata in Africa Settentrionale fu comandante della 28^ compagnia , X° battaglione , 187° reggimento di fanteria paracadutisti .
Dopo le perdite sanguinose subite dal IX° e X° battaglione nella battaglia di Alam el Halfa di fine agosto , primi di settembre 1942 , i due reparti si fusero nel IX° .
Dopo la fine delle ostilità in Tunisia , il tenente Giampaolo fu prigioniero al famigerato Campo 305 in Egitto .
Non cooperatore dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 , subì angherie di ogni genere dal detentore inglese , che non gli risparmiò neppure il kalabush .
Venne rimpatriato nel 1947 .
Fece parte delle ricostituite Nembo e Folgore , a Pistoia e a Belluno .
Quando , nel 1952 , presso la Scuola Militare di Paracadutismo venne ricostituito il 1° battaglione paracadutisti del dopoguerra , ne fu – col grado di maggiore – il primo comandante .
Promosso colonnello nel 1962 , fu nello stesso anno il primo comandante del 1° reggimento paracadutisti :
Amato dai suoi soldati e dai suoi collaboratori , veniva affettuosamente chiamato ” Papà Rolando ” .
Fu per ben due volte nominato Socio Benemerito della nostra Associazione , nel 1957 dal generale Frattini , nel 1994 dal generale De Vita .
Per l’eroico comportamento all’Uadi Akarit fu decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare , con la seguente motivazione :
” Comandante di compagnia paracadutisti contrassaltava truppe avversarie che con l’appoggio di mezzi corazzati erano riuscite ad occupare in forze una nostra importante posizione e dalla quale minacciavano di aggirare tutto lo schieramento della divisione .
Con azione decisa e violenta guidava i suoi uomini e , dopo rapido combattimento all’arma bianca , annientava il nemico , catturando numerosi prigionieri e distruggendo alcuni mezzi corazzati ” .
Uadi Akarit ( Tunisia ) – 6 aprile 1943
Gli venne concessa la promozione in servizio permanente effettivo per merito di guerra , al posto di una seconda medaglia d’argento .
Guadagnò tre croci al merito di guerra e riportò tre ferite in combattimento

Anche il paracadutista Giovanni Battista Corlazzoli guadagnò una Medaglia d’Argento al Valor Militare .
Ecco qui di seguito la motivazione : ” Paracadutista porta fucile mitragliatore ,già distintosi in precedenti combattimenti , in azione di contrassalto , con calma , perizia e severo sprezzo del pericolo , infliggeva , con il fuoco della propria arma notevoli perdite all’avversario . Ferito da arma da fuoco alla gamba destra rifiutava di abbandonare il suo posto di combattimento fino a quando , una raffica d’arma automatica nemica non gli stroncava il braccio destro .
Contribuiva così efficacemente a scoraggiare ogni ulteriore velleità nemica . Al proprio Comandante di Compagnia , si dichiarava fiero di aver donato alla Patria un braccio ” .
Quota 102 – Uadi Akarit ( Tunisia ) 6 aprile 1943

Il 20 aprile i Neozelandesi attaccarono , sopraffacendolo , il caposaldo di Gebel Takrouna , villaggio berbero posto su una grossa rupe , che chiude la pianura di Enfidaville .
Il caposaldo era presidiato dal 1° battaglione del 66° reggimento fanteria della Divisione Trieste , e da un plotone di avieri tedeschi .
Alle 09.00 del 20 aprile venne dato l’ordine di contrattaccare .
I granatieri , comandati dal tenente Diletti , dopo due ore vennero decimati dal fuoco nemico .
Un granatiere portò al comando del 285° Folgore la notizia del disastro .
Il colonnello Pettinau , comandante di settore , ordinò al 285° di riprendere Takrouna .
Le due compagnie del battaglione , la 108^ del tenente Giampaolo , e la 112^ del tenente Orciuolo , iniziarono il movimento cantando l’Inno dei Paracadutisti .
Per percorrere i quattro km che separavano le nostre linee avanzate da Takrouna , ebbero l’ordine tassativo di non correre sul terreno scoperto , ma di camminare , per non essere individuati .
Per fortuna dopo il costone di Deblijate il terreno era pieno di cespugli .
I circa 170 paracadutisti erano stati divisi in due gruppi : un gruppo doveva dirigersi verso il costone orientale ( tenente Giampaolo ) , l’altro verso quello occidentale ( tenente Orciuolo ) .
In appoggio vi erano le mitragliatrici dei granatieri .
I primi folgorini a cadere furono il sergente maggiore Cubelli e il sergente Ghetti , il quale prima di morire ebbe la forza di gridare ” La Folgore é sempre la Folgore ” .

Verso sera le perdite erano di circa 40 paracadutisti , tra morti e feriti .
La prima parte dell’attacco era riuscita .
Il capitano Lombardini tenne un consiglio di guerra e dopo aver studiato a fondo la situazione , decise di fare effettuare una scalata dalla parte più impervia , che risultava meno presidiata dal nemico .
Occorrevano però paracadutisti provenienti dagli alpini.
Il sergente maggiore Donato Sanità si offrì volontario per comandare la pattuglia di scalatori .
Proveniva dalla Guardia alla Frontiera ed era un soldato di grande coraggio .
Lombardini , che aveva appartenuto al corpo degli alpini , spiegò come comportarsi per scalare questo ” canalone ” di una quarantina di metri .
La compagnia del tenente Giampaolo ricevette l’ordine di compiere un’azione diversiva , aprendo un fuoco violento di armi automatiche .
I paracadutisti del sergente maggiore Sanità iniziarono la scalata in silenzio ; lo sforzo era notevole , non bisognava fare rumore .
Dall’alto , all’improvviso , sentirono gridare : ” Folgore . Folgore “; si udirono crepitare i mitra e scoppiare le bombe a mano .
Contemporaneamente , il plotone del sottotenente Andreolli , della compagnia Giampaolo , si era spinto in alto verso la moschea , catturando molti prigionieri maori .
Alle 20.00 potettero informare il comando della Divisione Trieste che su Takrouna sventolava il Tricolore .
L’azione era stata sanguinosa, circa settanta paracadutisti erano morti o feriti .
Il tenente Giampaolo mandò un portaordini con un messaggio di richiesta di rinforzi , perché non si avevano più notizie del sottotenente Andreolli e del suo plotone .
Dopo la fine della guerra e il rimpatrio dalla prigionia , il sottotenente Andreolli dichiarò che dei suoi 25 uomini ne furono uccisi 20.
Due , feriti , vennero evacuati ; due scortarono i prigionieri al Comando , e un altro venne catturato mentre rastrellava l’abitato .
Egli stesso , rimasto ferito , si era asserragliato in una casa con quattro o cinque paracadutisti feriti .
Quando finirono le munizioni , vennero vigliaccamente uccisi dai Neozelandesi .

Al sottotenente Andreolli venne conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione :
“Comandante di plotone paracadutisti , impegnato in accanito contrattacco per la rioccupazione di importante posizione , si distingueva per coraggio .
Alla testa del suo reparto , duramente provato dal fuoco avversario , penetrava arditamente in un abitato presidiato dal nemico impegnandolo in combattimento all’arma bianca .
Caduti uccisi quasi tutti i suoi paracadutisti , si asserragliava con i pochissimi superstiti fra i ruderi di una casa e , sebbene ferito , resisteva ai ritorni offensivi di truppe fresche nemiche finché esaurite le munizioni e sfinito dal sangue perduto , veniva catturato dopo che tutti i suoi uomini erano caduti uccisi ”
Takrouna ( Tunisia ) , 20 – 21 aprile 1943
Dopo la mezzanotte si scatenò l’inferno . Fuoco intenso di armi automatiche , fuoco violento di artiglieria , tiri di carri armati .
Paracadutisti e granatieri si batterono con grande determinazione .
Arrivarono un centinaio di carri armati .
Il 21 aprile , verso le 16.00 , il nemico si impadronì della cima del roccione .
Il sergente maggiore Sanità calò i feriti dal monte , e ripiegò per sottrarsi alla cattura .
Alle 18.00 del 30 aprile , il comando di reggimento convocò il capitano Lombardini .
Ivi giunto trovò un ufficiale superiore che lo accompagnò al comando del XX° Corpo d’Armata . Il generale Orlando Taddeo , comandante del XX° , gli consegnò la medaglia d’argento al valor militare sul campo dicendogli :” La dò a Te per il Tuo eroico battaglione “.
Ecco la motivazione : ” Battaglione di paracadutisti , con impeto travolgente contrattaccava il nemico che in forze preponderanti , aveva occupato gran parte di una nostra importante posizione montagnosa , snidandolo di roccia in roccia e ricacciandolo con gravissime perdite .
Nuovamente attaccato da altre forze nemiche , resisteva a lungo sotto l’incessante fuoco dell’artiglieria avversaria , assolvendo sino al limite estremo di ogni energia e di ogni possibilità il compito affidatogli ” .
Il 13 maggio 1943 la 1^ Armata Italo – Tedesca si arrendeva a Capo Bon .
Gli ultimi colpi prima della resa , vennero sparati dai ” Giovani Fascisti ” e dai paracadutisti , a Nabeul ,

L’ Armistizio e i Paracadutisti della Repubblica Sociale Italiana

La Divisione Paracadutisti Nembo , nata da una costola della Folgore , e più precisamente dal suo 184° Reggimento che rimase in Italia , ebbe la sfortuna di ricevere attenzioni negative da parte dello Stato Maggiore del Regio Esercito .
Si fece di tutto , infatti , per impedire che venisse adoperata , seppure per piccoli reparti , in aviolanci di guerra .
A tal punto era evidente la situazione che il tenente colonnello Alberto Bechi Luserna , capo di Stato Maggiore della Divisione , indirizzò al Capo di Stato Maggiore della Regia Aeronautica , generale Rino Corso Fougier , una lettera con cui chiedeva di far passare i paracadutisti agli ordini dell’Aviazione .
Lo Stato Maggiore Generale , fra il giugno e il luglio 1943 allontanò da Roma e zone limitrofe tutti i reparti più motivati , dalla Nembo al X° Arditi , agli N.P. del comandante Buttazzoni .
Fece affluire divisioni di provata fede monarchica , come la Sassari e la Granatieri di Sardegna .
La Nembo venne mandata in Sardegna , in zona malarica , dove circa il 35% dei paracadutisti si ammalò .
L’annuncio dell’armistizio provocò profonde lacerazioni nelle file dei paracadutisti .
Due battaglioni , il 3° del 185° reggimento , e il 12° del 184° rappresentarono l’emblema di quanto dovettero pesare tra vecchi camerati queste fatali decisioni .
Il 3° battaglione , seguì ( fatta eccezione per la 9^ compagnia del capitano Francesco Gay ) , il vicecomandante , capitano Edoardo Sala ,il quale scelse di continuare a combattere con i tedeschi .
Prima di partire per il nord , Sala lasciò al suo comandante un biglietto che aveva all’incirca il seguente tenore : ” Signor maggiore Massimino , non avendoLa trovata , Le comunico che col mio reparto continuo a combattere Per l’Onore d’Italia ” .

I suoi soldati , trovati in un negozio di Soveria Mannelli , in Calabria ,metri e metri di fettuccia nera col fondo tricolore , che servivano per le decorazioni della Milizia , le utilizzarono ricavando delle fasce da cucire sulla manica della giubba ,col motto Per l’Onore d’Italia .
In Sardegna la Divisione Nembo , agli ordini del generale Ercole Ronco , perse il 12° battaglione del 184° reggimento .
Comandava quel reparto il maggiore Mario Rizzatti, volontario di due guerre , arruolatosi nei paracadutisti a più di cinquant’anni .
Il generale Ronco cercò di convincerlo a restare con la divisione agli ordini del Re , ma Rizzatti rispose :” Signor generale , io voglio ancora combattere e , se necessario , morire per la mia Patria ” .
Morì in quei drammatici giorni il tenente colonnello Alberto Bechi Luserna , capo di Stato Maggiore della Nembo , ucciso per errore a un posto di blocco del battaglione Rizzatti.
I reparti di Sala e Rizzatti , giunti al Nord , vennero riunificati nel Raggruppamento Arditi Paracadutisti Nembo .
Vogliamo qui ricordare quanto scrisse il principe Junio Valerio Borghese , sul vergognoso armistizio di Cassibile :
“La sera dell’8 settembre , trovandomi al Comando della X^ Flottiglia a La Spezia , apersi la radio e appresi dell’armistizio , in tal modo io , comandante della X^ Flottiglia Mas , capo militare di combattenti su tutti i fronti d’Europa , depositario di importanti segreti e di armi nuovissime , responsabile davanti al re e al popolo delle funzioni militari conferitemi
E della vita degli uomini che mi erano stati affidati,che il Paese era entrato in stato armistiziale .
Nessuno dei miei numerosi superiori diretti o indiretti aveva ritenuto necessario darmene , sia pure riservatamente , preventiva comunicazione .
Mi sembrò strano .”

Dopo l’8 settembre 1943 , un pugno di validi istruttori guidati dal capitano Luigi de Santis , fece rinascere la mitica Scuola che brevettò i paracadutisti della Repubblica Sociale Italiana .
La Scuola , quarta in ordine cronologico , seguiva quelle di Castelbenito , Tarquinia e Viterbo .
Venne installata a Tradate , nel Collegio Arcivescovile Diocesano Lombardo , perché era molto vicina all’aeroporto di Venegono Superiore .
Con il capitano de Santis collaborarono i seguenti istruttori : Martinotti , Caruso , Bisconcini , Milani , Welponer , Bonora , Minà , Faloppa , Zamborlin , Ferri , Balbiani , Formenti , Garofano , Valenti , Carraretto , Guida , Farina , Calzetti , Carmignani , Oliaro , Serra ed altri .
Un gruppetto di istruttori venne inviato dal capitano de Santis a Tarquinia e a Viterbo , a recuperare il materiale sopravvissuto ai bombardamenti , alle requisizioni dei tedeschi , e al saccheggio .
I materiali superstiti vennero trasportati a Tradate , nel Collegio che era stato requisito dall’Aeronautica , in base alla vecchia legge che assegnava all’Arma Azzurra l’onere della gestione delle Scuole di Paracadutismo .
La nuova Scuola entrò a far parte del Raggruppamento Arditi Paracadutisti dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana .
Il Raggruppamento era agli ordini del tenente colonnello Edvino Dalmas , e si articolava nel modo seguente :
Deposito Reparti Paracadutisti – Compagnia Servizi – Compagnia Paracadutisti Anziani -Compagnia Allievi Piloti e Paracadutisti – Battaglione Allievi Paracadutisti – Centro d’Istruzione Paracadutisti .
La forza complessiva era di circa 1200 uomini , tra ufficiali , sottufficiali e truppa .
Il Corpo Istruttori aveva un organico di 6 ufficiali , 12 sottufficiali , 7 specialisti ripiegatori , 16 aiutanti istruttori .
Altri istruttori erano accorsi per affiancare e dare nuova linfa .
Fra questi il capitano Genovesi ,i tenenti Mazzarini , Giannozzi , Bonavia e D’Alessandro , che vennero assegnati al Battaglione Paracadutisti della Guardia Nazionale Repubblicana .
Arrivarono alla Scuola anche i tenenti Cucchiara , Zarotti , Vaccà , Bordogna e Betti , che confluirono nel neonato Battaglione Nuotatori Paracadutisti della Decima Flottiglia M.A.S.
Agli inizi di gennaio il tenente Ferretto , con i sottotenenti Esposito , De Benedetti , Vitali e Serra , aveva selezionato una compagnia di allievi paracadutisti ( per l’esattezza 150 ) da inviare alla Scuola Paracadutisti di Friburgo .

Nello stesso periodo in cui si organizzava la Scuola di Tradate , a Spoleto , nel gennaio 1944 , veniva aperto il ” Centro di Istruzione Tattico ” , comandato dal maggiore tedesco Otto Kruger , dell’XI° Flieger Korps .
Si stava costituendo la 4^ Divisione Paracadutisti Tedesca del generale Trettner .
Vi furono addestrati circa 1000 nostri volontari .
Nel febbraio 1944 il capitano Nino Buttazzoni , comandante del Battaglione N.P. della decima Flottiglia M.A.S. , compì il primo lancio dopo l’armistizio , sull’aeroporto di Bresso , con i tenenti Cucchiara , Solaro e Palomba .
Gli istruttori di Tradate chiesero di essere immediatamente impiegati in zona di operazioni , per combattere il nemico che aveva invaso la Patria .
Tra essi rifulse la figura quasi leggendaria del tenente Ubaldo Stefani , che cadde eroicamente , il 16 febbraio 1944 ,a Moletta di Ardea , alla testa di sbarco di Anzio e Nettuno .
Scomparve nel pieno del combattimento contro truppe inglesi ; il suo corpo non venne mai ritrovato .
Alla memoria fu concessa la Medaglia d’Argento al Valor Militare .
La sua fine ricorda quella avvenuta nella Grande Guerra al bersagliere Francesco Rismondo , anch’egli scomparso , come gli eroi da leggenda .
Nelle città la mano fratricida era pronta a colpire i nostri soldati in
Uniforme .
Il 5 gennaio 1944 , a Milano , venne ucciso dai G.A.P. Manlio D’Abundo .Il 15 gennaio il tenente Antonio Mazzarini veniva ferito gravemente a Brescia ; morì il 15 marzo dopo due mesi di gravi sofferenze .
Dal giorno della sua morte il Battaglione Paracadutisti della G.N.R. veniva denominato 1° Battaglione Paracadutisti ” Mazzarini ” .
Fra maggio e giugno il Reggimento Arditi Paracadutisti ” Folgore ” ,avente come organico tre battaglioni ( 1° Folgore – 2° Nembo – 3° Azzurro ) , al comando del capitano Edoardo Sala , entrava in combattimento a sud di Roma .
Nei combattimenti al Fosso dell’Acqua Buona , nei pressi di Aprilia , nel giugno 1944 , la 7^ Compagnia del II° battaglione , comandata dal tenente Romano Ferretto , si comportò con notevole valore .

Tra i paracadutisti della 7^ compagnia vi era il giovanissimo Ezio Camuncoli , al quale Carlo Borsani dedicò la ” Canzone di Nettuno ” .
” Sorgi a vincere il mondo , Italia mia , serena e forte come l’innocente anima nuova degli Eroi della Repubblica Sociale Italiana , che in armi
repubblicane vennero a Nettuno per morire d’amore ” .
Trascriviamo la motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare :
“Studente volontario della prima ora .Capo arma mitragliere , durante la difesa di Roma dava numerose prove di ardimento .
Gravemente colpito dal piombo nemico ad una spalla , ai compagni che volevano portarlo indietro imponeva che lo lasciassero sul posto e continuassero l’azione . Durante un successivo attacco nemico si prodigava nel rifornire l’arma passando con l’unica mano indenne munizioni per la mitragliatrice . Sanguinante , al limite delle possibilità fisiche , raccoglieva col braccio sano alcune bombe a mano e , primo , si lanciava al contrassalto trascinando col suo esempio i compagni ma veniva colpito mortalmente . Bellissimo esempio di abnegazione e di amor patrio ” .
Il tenente istruttore Romano Ferretto , che volle combattere in primissima linea con gli uomini che aveva addestrato , guadagnò , per il suo comportamento , la Medaglia d’Argento al Valor Militare ” sul campo ” , e la Croce di Ferro tedesca di prima classe .
A Castelporziano si distinsero i tenenti istruttori Giorgio Candeo , Enzo Muratori , Bruno Bean , Bruno Catenazzo , che meritarono la Medaglia d’Argento al Valor Militare sul campo .
I sottotenenti Francesco Cifani e Tobia Caporiccio , istruttori della Scuola di Viterbo , vennero decorati di Medaglia di Bronzo al Valor Militare , per il loro coraggio nei sanguinosi scontri in difesa di Castel di Decima .
Cadde nel giugno 1944 a Malpasso , alle porte di Roma il maggiore Mario Rizzatti , mentre – armato di bombe a mano – tentava di salire su un carro armato nemico per distruggerlo .

Il generale Kurt Student ebbe parole di elogio per i nostri paracadutisti del Reggimento Folgore . Disse :” Rivolgo il mio commosso pensiero ai camerati italiani e tedeschi , che , nei ranghi del reggimento Folgore , con esemplare fedeltà e fratellanza d’armi , sono caduti spalla a spalla come prima avevano combattuto ” .
Dopo la battaglia per la difesa di Roma il reggimento Folgore , che aveva perso circa il 40% degli effettivi ,tornò ad essere comandato dal tenente colonnello pilota Edvino Dalmas .
Il reggimento si articolava su tre battaglioni :
1° Folgore – Capitano Edoardo Sala
2° Nembo – Capitano Luciano Bernardi
3° Azzurro – Capitano Alfredo Bussoli
Il 1° battaglione venne inviato a Venaria Reale e a Rivoli , poi in Val di Susa .
Il 2° battaglione a Lanzo e a Cirié ; il 3° battaglione , in autunno , in Val d’Ossola .
Il reggimento Folgore costituiva unità di riserva tattica dell’Armata Liguria del Maresciallo Rodolfo Graziani .
Nel dicembre 1944 il tenente istruttore Maraldi , mentre compiva una missione venne catturato dai partigiani .
Torturato per più giorni perché rivelasse segreti militari , non cedette .
Venne esposto , mani e piedi legati da ferro spinato , seminudo ,ai rigori dell’inverno .
Prima di morire donò la sua divisa ad un partigiano febbricitante e perdonò i suoi carnefici .
Ottenne di comandare il plotone di esecuzione e morì , il 14 dicembre 1944 , al grido d Viva l’Italia :
Il 26 aprile 1945 il comandante Sala , sceso ad Aosta da Courmayeur , col comando di reggimento e il 3° battaglione Azzurro , constatò che le Autorità erano partite e pertanto assunse il comando della Piazza .
Recatosi in visita di cortesia dal vescovo , monsignor Imberti , venne da questi esortato a cedere le armi .
Analogo messaggio fu fatto pervenire al comandante Sala , dal C.L.N. locale .
Il comandante rispose :” Uniamo tutti gli italiani di Aosta , siano essi della R.S.I. o del C.L.N. , e facciamo fronte comune contro le minacce francesi sulla Valle . Se per motivi di opportunità politica non desiderate trovarvi faccia a faccia con i soldati francesi , lasciate a noi questo compito , non attaccateci alle spalle e noi ci impegniamo a difendere i confini da ogni minaccia “.
Il capitano Bernardi del Nembo , non fidandosi del clero , si fece autorizzare dal comandante Sala a ripiegare verso il Canavesano con i tedeschi .

Sala convocò i 650 paracadutisti presenti ad Aosta , e col capitano Bonola stilò un documento che diceva :” …supremo intendimento dei paracadutisti é difendere la Patria .
…Essi restano in armi , pronti a battersi contro ogni minaccia proveniente dal fronte alpino “.
Il documento , letto ai 650 paracadutisti , venne accolto da applausi e da un solo grido :” ITALIA – Folgore ” .
Poi tutti intonarono ” Cuori d’acciaio all’erta “.
Il 30 aprile 1945 i comunisti di Aosta accusarono il C.L.N. di essere troppo conciliante col reggimento Folgore , e mandarono un ultimatum affinché i paracadutisti si arrendessero senza condizioni .
Il maggiore Sala rispose :” IL Folgore non si arrende , i paracadutisti non cedono le armi ” .
Al mattino del 1° maggio un parlamentare del C.L.N. propose al comandante Sala di lasciare Aosta e di recarsi con tutto il reggimento a Saint Vincent . Non molto distanti , quindi , per poter eventualmente intervenire a rintuzzare attacchi francesi .
In un’altra assemblea tale proposta venne portata a conoscenza dei paracadutisti , che decisero di lasciare Aosta .
Il 1° maggio uscirono perfettamente inquadrati dalla caserma Testafochi , cantando , tra due ali di folla .
Il pomeriggio dello stesso giorno il Folgore entrava a Saint Vincent e si accasermava a ll’Hotel Billia .
Il 3 maggio una avanguardia americana arrivò davanti all’albergo .
Il maggiore americano Rooney chiese di parlare col comandante .
Sala lo presentò ai suoi uomini . Rooney disse che non chiedeva un disarmo plateale, perché aveva per i paracadutisti italiani il massimo rispetto ,ma solo la consegna delle chiavi dell’armeria .
Arrivò una colonna della 34^ Divisione di fanteria americana che aveva combattuto a Nettuno e che aveva avuto modo di apprezzare il coraggio dei nostri soldati .
Alle 10.00 ebbe inizio la cerimonia per la consegna delle armi .
Tutti consegnarono le proprie armi , dopo averle baciate ,nelle mani del comandante Sala , che strinse a tutti la mano ringraziando per la dedizione e l’impegno profusi fino all’ultimo .
Gli americani , per rispetto , non vollero presenziare alla cerimonia . Poi dal cortile dell’albergo Billia si alzò un canto , era ” La Preghiera del Legionario “.

Attratti dal canto arrivarono gli americani e si irrigidirono sull’attenti .
Agli ufficiali venne lasciata la pistola , un reparto rese gli onori militari .
Il labaro del Folgore e il gagliardetto della Legione Dalmata furono tagliati in striscioline .
Ciascun paracadutista ne ebbe un pezzo .
Il 5 maggio 1945 i nostri paracadutisti , su camion americani , lasciarono l’albergo Billia .
Molta gente , lungo il percorso , lanciò loro insulti e minacce .
Ad Ivrea vennero scagliati sassi , A Cavaglià , Santhià e Vercelli i partigiani locali , armi alla mano , depredarono i paracadutisti .
A Piacenza , sulla riva sinistra del Po , il convoglio dei prigionieri sostò per aspettare il turno di passaggio sul ponte di barche ; poi i camion ripartirono .
Sull’altra riva una lunga autocolonna attendeva il turno di passaggio .
A bordo vi erano i paracadutisti italiani del Gruppo di Combattimento Folgore , che avevano combattuto con gli anglo-americani .
Riconosciutisi , i paracadutisti del Nord e del Sud scesero dai camion , si abbracciarono , dimostrandosi un grande segno reciproco di cameratismo che travalicava le scelte compiute .
I paracadutisti del sud donarono ai commilitoni del nord quanto potettero , di viveri e generi di conforto .
Poi le due colonne mossero in direzioni opposte , verso due differenti destini .
In piedi sui cassoni , tutti i paracadutisti cantarono l’Inno della Folgore .

I paracadutisti del Corpo Italiano di Liberazione

I paracadutisti della Divisione Nembo , circa 500 , erano stati acquartierati a Squinzano ; si trattava di un battaglione di formazione costituito con i residui del 185° Reggimento di Fanteria Paracadutista .
Nella primavera del 1943 , l’intera Divisione Nembo con i suoi due reggimenti ,era stata trasferita in Sardegna per rinforzare la difesa dell’isola , e per evitare che truppe così preparate e adamantine potessero reagire al tradimento che Casa Savoia e Badoglio stavano perpetrando .
Più tardi , accesasi la lotta in Sicilia , i Reparti vennero spostati in Calabria dove alcuni suoi elementi si erano battuti contro le truppe da sbarco alleate prima dell’8 settembre , ed avevano dimostrato molto mordente .
L’armistizio provocò gravi crisi anche in uomini d’acciaio come i paracadutisti : ci fu chi volle restare fedele al Re , chi – come il capitano Edoardo Sala , o il maggiore Rizzatti – , all’alleanza con i tedeschi .
Quanto rimaneva del reggimento fu trasferito a Squinzano , trovando un clima di aperta diffidenza , da parte degli Alti Comandi , che diedero l’ordine di disarmare quei soldati così speciali , di fare consegnare i fucili e mitra al 68° reggimento fanteria .
Ma i paracadutisti si rifiutarono .
Il generale Umberto Utili , comandante del 1° Raggruppamento Motorizzato , nel suo libro : ” Ragazzi , in piedi ” , scrisse :
” In fondo il loro atteggiamento non mi dispiaceva . Ne parlai allo Stato Maggiore , fui sconsigliato , gente di cui non fidarsi ” .

Ma Utili andò da loro .
” Debbo dire che lo schieramento della guardia cominciò ad impressionarmi favorevolmente .
Da un pezzo avevo dimenticato certa prestanza militare così salda , armoniosa e sfavillante d’energia ” .
Parlò col maggiore Massimino e con gli ufficiali . Poi fece suonare l’adunata .
” In pochi istanti furono tutti intorno a me , molti scivolavano con un salto leggero dalle finestre del primo piano … Esaminai quei volti intenti , quelle fisionomie sveglie e decise , quelle figure elastiche e forti che rivelavano sotto il giubbetto attillato la loro stupenda vitalità , e mi piacquero , mi piacquero moltissimo ” .
Erano i giorni dello sbarco angloamericano ad Anzio , Utili chiese loro se erano disposti ad entrare con lui a Roma .
” Mentre parlavo sentivo che quella gente si scaldava con me ; fu un patto mutuo sebbene inespresso che scambiammo tra noi , e da quel giorno , finché li ebbi , furono i miei beniamini ” .
Utili tornò allo Stato Maggiore di Brindisi e disse ai suoi superiori :
” Se non si possono avere i mitra Beretta dai paracadutisti , datemi i paracadutisti e così avrò anche i mitra Beretta ” .
Credevano che scherzasse , invece parlò direttamente con Badoglio che autorizzò la formazione del 185° Reparto Arditi Paracadutisti ” Nembo ” .
Il generale Utili scrisse nelle Memorie : ” … fu il primo a partire e il primo ad essere impiegato ” .

Il 1° Raggruppamento Motorizzato volle avere subito nei propri ranghi i paracadutisti della Nembo , considerandola una delle pochissime unità dotate di armamenti moderni e di un valido addestramento .
Sapevano operare come fanteria leggera , ma erano insuperabili nell’usare i pezzi controcarro .
Nella relazione conclusiva di una riunione tenuta tra i vertici militari italiani , inglesi e americani , redatta dal tenente colonnello di Stato Maggiore R.C. Brisach , si evince che : ” Utili vuole anche il 185° battaglione paracadutisti , quello che ha combattuto in Sicilia e in Calabria , come parte di una divisione tutta di paracadutisti ” .
Il Battaglione si accantonò a Durazzano , poi ai piedi del Poggio di Montaquila .
Con l’ordine n. 474 , del 5 febbraio 1944 , gli americani aggregarono il 1° Raggruppamento al Corpo di Spedizione Francese .
I paracadutisti entrarono in linea l’8 febbraio 1944 , e andarono all’assalto di Quota 770 di Colle Iardini , con una sola compagnia .
Scrisse Utili : ” Un pugno d’uomini per gruppi di due o tre , a larghissimi intervalli , accosciati dietro la maschera della siepe che fiancheggiava la mulattiera per San Vincenzo .
Non c’è riparo né al tiro né alle intemperie … Volteggiava un rado nevischio , i paracadutisti sono in tela come i loro compagni di El Alamein . Uno , avvolto in una coperta , è disteso bocconi sulla crosta di vetro della neve e si appoggia sui gomiti , col mitragliatore accanto , fissando accigliato dal bordo di una breve radura il settore di sorveglianza .
Un altro , intabarrato , col moschetto automatico a tracolla , va passeggiando su e giù dietro pochi metri di siepe , battendo con forza i piedi a terra e le mani sulle braccia incrociate per cacciare il freddo che lo ha intirizzito .

Mi vede : sorride . Anch’io gli sorrido , gli dico : ” Accorti , ragazzi ! ” .
Ha un gesto di sprezzo verso i cenci e mi rassicura : ” Non c’è nemico inquietante per il mio battaglione ; i paracadutisti sono sempre pronti ” . Hanno una pattuglia mobile nel Rio di Coll’Alto ” .
Il 16 febbraio 1944 , il 185° paracadutisti si trasferì a riposo a Rocchetta Bassa , come riserva del Raggruppamento .
I generali Antonio e Giulio Ricchezza , scrissero nel libro: ” L’Esercito del Sud ” :
” Il personale paracadutista del 185° è composto di volontari di tutta Italia … Essi sono la parte migliore . Oltre a essere addestrati come paracadutisti , sono addestrati come fanteria celere leggera e possono venire impiegati nel compito di rottura del fronte , oppure possono essere mandati avanti in azioni di rottura e di disturbo .
Utili dichiara che possono essere strettamente paragonati ai rangers o ai commandos britannici . Ma non hanno mezzi di trasporto organici .
Il 31 marzo il battaglione alpini Piemonte mosse all’attacco di Monte Marrone , considerato dai germanici un ottimo osservatorio e un mezzo naturale per controllare la strada che unisce l’Adriatico al Tirreno .
Per distogliere l’attenzione del nemico , contemporaneamente , i paracadutisti a nord e i bersaglieri a sud , attaccarono il Monte Castelnuovo , sulle propaggini meridionali della catenella delle Mainarde .
Il contrattacco germanico del 2 , 3 e 10 aprile , non ebbe successo .
A fine aprile venne ampliato il settore tenuto dal C.I.L. – Corpo Italiano di Liberazione – , facendo affluire dalla Sardegna altri reparti della Nembo .
Scrisse Bongiovanni nel libro : ” La guerra in casa ”
” la mattina del 27 maggio 1944 , il C.I.L. attaccò per conquistare il massiccio montano che si diparte a occidente di Monte Marrone .

Questo sbarramento naturale si frapponeva tra noi e le due rotabili , quella di Sora e l’altra di Opi ; di fronte vi era Monte Mare , la dorsale del Colle dell’Altare e a occidente il Monte Cavallo .
” I Reparti mossero così : il 14° battaglione del 184° reggimento paracadutisti , in direzione di Colle Porcazzete e Monte Cavallo ,
dopo le ore 09.00 , il 185° , procedendo da Monte Castelnuovo , risaliva la Valle di Mezzo .
Dopo il 30 maggio , avvenne la trasformazione organica del C.I.L. , che dal 1° giugno 1944 si sarebbe articolato in una Divisione – la Nembo – e due Brigate .
La ” Nembo ” era composta dal 183° Reggimento Fanteria Paracadutista , su due Battaglioni : il 15° e il 16° ; dal 184° Reggimento Fanteria Paracadutista sui Battaglioni 13° e 14 ° ; il 185° Battaglione Guastatori ; 184^ Compagnia Moto ; 184° Reggimento di Artiglieria Paracadutista , su 1° Gruppo da 75/27 – 2° Gruppo da 100/22 , e 184^ Batteria da 20 mm. , oltre ai servizi divisionali .
Il 10 giugno 1944 , i paracadutisti della ” Nembo ” occuparono Chieti 24 ore prima dei Reparti Indiani del 5° Corpo d’Armata Inglese , il cui comandante . generale Allfrey , andò su tutte le furie .
Il giorno successivo i paracadutisti motociclisti raggiunsero Sulmona .
Dopo la metà di giugno , il C.I.L. passò alle dipendenze del Corpo Polacco comandato dal generale Anders , che stava approntando i piani per l’attacco ad Ancona .
Venne deciso di compiere una puntata esplorativa in direzione di Macerata .
Il mattino del 26 giugno il 15° battaglione del 183° nembo , e la 184 ^ Compagnia Moto , attaccarono in direzione Sforzacosta – Macerata – Villa Potenza , avendo per obiettivo la riva destra del fiume Potenza .
Il 16° battaglione paracadutisti aveva incarico di proteggere i paracadutisti del 15° battaglione .

Il 21 e 22 giugno la ” Nembo ” presidiò Ascoli Piceno e si scontrò con i tedeschi a Sarnano .
L’azione era appoggiata dal 1° Gruppo di Artiglieria Paracadutista ; la puntata esplorativa ebbe successo , e i paracadutisti poterono attestarsi sulle alture di Bucchianico e S. Ginesio .
In quei giorni la ” Nembo ” perse 33 uomini , di cui un terzo rimasero uccisi .
Il 30 giugno , alle 16.30 , i paracadutisti entrarono a Macerata e la stessa sera i guastatori paracadutisti agli ordini del tenente Raffone , occuparono Tolentino , e il 3 luglio il 15° battaglione paracadutisti prese contatto col nemico a Filottrano .
Il Gruppo Tattico ” Nembo ” , costituito dal 183° reggimento e dal 2° battaglione guastatori , mosse su due Colonne , verso la località di ” Casa Nuova ” e ” Casa S.Maria ” .
Poi , il 185° , venne avvicendato dal Battaglione Grado della Regia Marina , che , col Battaglione Bafile e Caorle ,formava il reggimento S. Marco .
Antonio e Giulio Ricchezza , scrissero :
” … in uniforme di tela i piccoli gruppi di paracadutisti hanno tenuto per settimane l’esile linea invernale nella neve e nel fango a oltre mille metri di quota . Il 10 maggio sono fuggiti … in avanti .
Hanno strappato il San Michele al nemico in un balzo leonino
Al di qua della linea contesa hanno ritrovato i loro morti e l’unico disperso , ferito da quattro pallottole , ha eluso la prigionia tedesca e s’è ricongiunto al suo battaglione in Aquila . Ovunque vada questa fierissima gente , terrà fede all’impegno come ha tenuto sin qui ” .
I paracadutisti guadagnarono tre Medaglie d ‘ Oro , due il 13 marzo e l’altra il 19 maggio 1944 .
Il sergente maggiore Salvatore Micale , Medaglia d’Oro , venne sorpreso da una pattuglia tedesca e tentò di far da scudo al suo ufficiale , che rimase ferito .
Il Micale lo sostituì alla testa del reparto , ma dopo un violento combattimento ,fatto prigioniero , venne massacrato dai tedeschi .
Il tenente paracadutista Italo Castaldi , Medaglia d’Oro , attaccato da forze soverchianti e gravemente ferito , continuò a combattere .
Rimasto senza munizioni fu preso prigioniero , e fucilato subito dopo .
Il sottotenente paracadutista Bruno Bussolin si offrì volontario per una pericolosa azione di pattuglia andando poi all’assalto di una forte postazione tedesca , ferito , continuò a combattere fino a quando una raffica al petto non lo uccise .

Il generale Umberto Utili dedicò ai paracadutisti l’Ordine del Giorno n.34 in data 15 luglio 1944 .
” Con il raggiungimento della riva destra del Musone su tutto il fronte di schieramento , la divisione Nembo ha concluso durante la notte del 12 luglio un ciclo operativo iniziato il 29 maggio nel settore ad est di Orsogna e ancora prima , il 18 maggio , nel settore di Colli al Volturno con una propria importante aliquota , il 184° reggimento di fanteria paracadutisti . Nel complesso sono 56 giorni di operazioni ininterrotte . Sono 160 chilometri di terreno guadagnato in linea d’aria a prescindere dai fatti d’arme nel settore di Colli .
Aspra lotta di trincea su Costa San Pietro e davanti a Orsogna , impetuoso tallonamento del nemico verso San Biagio e a sud del Pescara , audace colpo di mano sul Chienti e sul Fiumicello , ed infine la brillante , contrastata , tenace lotta per Filottrano , fino ad issare il Tricolore .
Il cammino è rigato di sangue .Questo ciclo è costato alla Nembo per oltre 40 giorni la tensione di tutte le energie ; 26 dei suoi ufficiali e 554 dei suoi paracadutisti fra morti e feriti .
Paracadutisti !
I vostri camerati del C.I.L. sono fieri di voi ; artiglieri , genieri , autieri , vi hanno dato il loro concorso ; fanti , bersaglieri , alpini , marinai , arditi , già provati in altri cimenti reclamano a loro turno il vostro attuale posto di avanguardia e vi emuleranno con generosa fraternità .
Io , comandante , vi ringrazio a nome di tutti gli italiani .
So che rinvigoriti da un breve riposo , voi saprete balzare ancora alla gola del tedesco , spiccando nuovi voli vittoriosi sull’ala del vostro cuore ” .
Firmato Umberto Utili

Il 24 settembre 1944 , Utili , con l’Ordine del Giorno n.43 , comunicava lo scioglimento del C.I.L. , e aggiungeva che nascevano due Grandi Unità , ( due Gruppi di Combattimento ) , la Legnano e la Folgore .
Questi due gruppi , insieme al Cremona e al Friuli , avrebbero preso parte alla Campagna 1944 – 1945 , concorrendo allo sfondamento della Linea Gotica .
Il Gruppo di Combattimento ” Folgore ” , dal 24 settembre 1944 , venne comandato dal generale paracadutista Giorgio Morigi .

 

Il ” Folgore ” , come scrive Albero Bongiovanni , era articolato su Comando e 2 Sezioni carabinieri ; reggimento paracadutisti ” Nembo ” ; reggimento di marina S.Marco ( battaglioni Grado – Bafile – Caorle ) ; 184° reggimento artiglieria ” Folgore ” ; battaglione misto genio ; servizi vari .
C’era forte penuria di automezzi , di vestiario e di alloggi ,ma il morale era altissimo : nelle varie relazioni , alla voce ” Condizioni morali dei paracadutisti – si trova scritto : Ottime ” .
Lo stile dei paracadutisti si rivelò di altissimo pregio anche in quelle vicende che videro I’Italia irrimediabilmente spaccata in due .
Essi si comportarono con grande valore fino al termine della Guerra .

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